ACTA: la Commissione europea accusa i social network

Lo scorso 7 Marzo, durante una seduta della Commissione europea, si è discusso del ruolo avuto dai social network nel mobilitare l’opinione pubblica europea contro lAnti-Counterfeiting Trade Agreement (ACTA), l’accordo internazionale contro la contraffazione e la pirateria su Internet.

Dal verbale della seduta risulta che nel suo intervento Karel de Gucht, commissario europeo per il commercio, abbia fatto riferimento a una “campagna mediatica” ostile messa in atto dai social network con l’intento di screditare, agli occhi dell’opinione pubblica, il SOPA e il PIPA, le due leggi anti-pirateria che il Congresso degli Stati Uniti avrebbe dovuto votare lo scorso Gennaio ma che, di fatto, sono state congelate proprio a causa delle proteste levatesi dal Web. Proteste che sono state appoggiate in seguito da giganti della Rete come Google e Wikipedia. Su questa scia, secondo de Gucht, sarebbero cresciute anche le ostilità nei confronti dell’ACTA. Le polemiche, esplose nel mese scorso a causa della presunta incompatibilità di questo trattato con la Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea, hanno costretto la Commissione a congelare, almeno per il momento, le procedure di ratifica da parte degli Stati membri e a sottoporre l’accordo in questione alla Corte di Giustizia che si dovrà pronunciare sulla sua compatibilità in materia di libertà d’espressione e di privacy del cittadino.

Continuando a leggere il verbale, e’ interessante notare come de Gucht sembri legare il crescente clima di opposizione nei confronti dell’ACTA alle polemiche scatenatesi dopo la presentazione del SOPA e del PIPA al Congresso e come attribuisca l’arresto dell’iter di queste leggi alla “campagna di ostilità” organizzata dai social network in tutta Europa. Il commissario continua il suo discorso esprimendo forti preoccupazioni riguardo alle ormai  ridotte possibilità di strappare un voto di maggioranza a favore dell’ACTA all’interno del Parlamento Europeo, a causa della notevole influenza che  questa campagna avrebbe esercitato sui membri dell’Unione. Infatti, nonostante la firma del trattato (avvenuta a Gennaio) da parte della Commissione, della Presidenza dell’Unione e  di altri ventuno stati membri, l’allarme lanciato dalla Rete circa i contenuti “liberticidi” dell’ACTA ha portato numerosi capi di Stato e di governo a rinviare la firma e ad aspettare il responso dei giudici della Corte di Giustizia.

Alle dichiarazioni di de Gucht sono seguite poi, nella stesso seduta di Commissione, le riflessioni di altri commissari europei come Neelie Kroes (commissario per l’agenda digitale) e Michel Barnier (commissario del mercato interno e dei servizi finanziari) che hanno sottolineato l’influenza crescente dei social network all’interno del dibattito pubblico europeo e della necessità di muoversi con cautela nel rapportarsi a questo nuovo tipo di stakeholder.

Quello che sembra emerge da questa vicenda è che molti politici dell’Unione Europea siano stati colti impreparati (e siano stati forse un pò  spaventati) dalla capacità dei social network di mobilitare non solo gli attivisti della Rete, ma anche gli utenti comuni. E’ lecito aspettarsi quindi, nei mesi che verranno, tentativi da parte dell’Unione di “neutralizzare” in qualche maniera questa “nuova forza”. i toni potrebbero alzarsi nuovamente a breve, in occasione dell’aggiornamento del Directive on the enforcement of intellectual property rights  (IPRED), la direttiva europea sul rispetto dei diritti di proprietà intellettuale, approvata nel 2004. Le misure già discusse per la prossima versione di questo documento sono molto vicine al alcuni concetti presenti nel tanto contestato SOPA e questo dovrebbe spingere la Comunità europea ad agire con estrema prudenza in merito, poichè per fortuna, l’atteggiamento “watchdog” della comunità della Rete, a quanto pare, non accenna a sedarsi.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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